Lettera mensile Marzo

Eventi chiave

La Russia è stata il principale teatro di eventi geopolitici durante il mese di marzo.

Putin ha vinto le elezioni presidenziali con quasi il 90% dei voti e quindi si può fregiare di un risultato positivo oltre le aspettative più rosee.
Il suffragio ricevuto rafforza la sua posizione sia all’interno del paese, sia sulla scena internazionale. Ne consegue che il conflitto in Ucraina vede un posizionamento delle parti ancora più rigido.

A conferma di ciò i sanguinoso attentato avvenuto in un teatro nella zona di Mosca qualche giorno fa è stato prontamente oggetto di propaganda, sebbene perpetrato da criminali attivi con altre motivazioni.

In Medio Oriente le operazioni militari continuano, malgrado dagli USA si sia avuto un aumento della pressione per portare Israele a ricalibrare il suo intervento in maniera da avere un impatto meno drastico sulla popolazione civile.

Il governo di Netanyahu al momento resta però irremovibile. Negli USA Biden e Trump hanno raggiunto il livello di voti necessari affinché vengano nominati candidati ufficiali dai rispettivi partiti. In realtà si tratta di uno sviluppo ampiamente previsto, del resto ormai già da mesi la campagna elettorale è incentrata sul confronto tra gli ultimi 2 presidenti.

“The overall story is that inflation is moving down gradually on a sometimes bumpy road toward 2%” “We’re not going to overreact to these two months of data, nor are we going to ignore them.” J. Powell, Chair Federal Reserve (20.03.24)

Marzo è stato un mese importante per le banche centrali. Giusto porre in evidenza come la Banca Nazionale Svizzera abbia deciso ridurre i tassi d’interesse, anticipando quindi tutti gli altri principali altri istituti centrali dei paesi sviluppati.

Non si è trattato di una mossa totalmente inattesa per 2 motivi: la BNS è l’unica ad avere un ritmo trimestrale (e non mensile) per le riunioni di direttorio ed il dato sull’inflazione del paese risulta inferiore al 2%, fissato quale livello accettabile dalle autorità monetarie.

Nel resto dell’Europa e negli USA il ritmo dell’aumento del costo della vita rimane eccessivo per pensare di procedere immediatamente ad una riduzione dei tassi di riferimento.

La BCE si è mostrata più risoluta nel prospettare un eventuale taglio già prima dell’estate, sebbene in seguito anche la FED abbia dato segnali in questo senso.

È comunque importante evidenziare come lo sviluppo della macroeconomia nel Vecchio Continente risulti più difficoltoso, aspetto ovviamente di sicuro peso al momento di prendere le decisioni di politica monetaria.

In quest’ottica le difficoltà della Germania, ovvero della nazione con maggior peso specifico, sono sicuramente un aspetto da non tralasciare.

Interessante lo sviluppo della conferenza stampa di J. Powell: da un lato ha posto in evidenza come resti necessario esaminare gli sviluppi macroeconomici prima di poter prendere la decisione operativa, dall’altro il presidente della Fed ha chiarito come il trend di fondo dell’inflazione porti a ritenere che si dovrà procedere con la riduzione dei tassi d’interesse.

L’ultima considerazione sulle banche centrali è da riservare alla Bank of Japan che ha deciso di lasciarsi alle spalle quasi un ventennio di tassi d’interesse negativi.

Prospettive

Lo scontro bellico in atto in Ucraina non è altro che lo specchio di profonde tensioni tra Occidente ed Oriente. La situazione è resa anche più complicata dallo svolgimento della campagna elettorale negli USA e segnatamente dal fatto che i due candidati hanno programmi diametralmente opposti.

L’Europa è quindi chiamata ad un ruolo sempre più attivo, situazione che sembra richiedere un coordinamento maggiore al suo interno.

La Cina continua ad assumere una posizione piuttosto defilata, non mancano però i segnali di come la Russia possa contare sul suo sostegno. I mercati finanziari fino ad ora non hanno denotato segnali di preoccupazione per la situazione geopolitica.

Unica eccezione il rialzo dell’oro, movimento per altro favorito anche dalle prospettive di riduzione dei tassi d’interesse.

Le banche centrali hanno recentemente fornito maggiori segnali sulle loro intenzioni per quanto riguarda la politica monetaria ed i mercati finanziari hanno adottato in pieno la loro visione. In altre parole al momento non sono per nulla scontati eventuali ed improvvisi cambiamenti repentini in termini di andamento macro-economico. All’interno della Fed rimane inoltre un sostanziale equilibrio tra chi prevede la necessità di procedere con 3 tagli di tassi nel 2024 e chi ritiene che ne saranno necessari di meno.

La crescita vissuta dai mercati azionari negli ultimi mesi lascia presupporre, anche sulla base di dati storici, ad un incremento delle probabilità di uno storno.

Sarà quindi di sempre maggiore importanza avere una conformazione dei portafogli con la necessaria diversificazione in
grado di fornire partecipazione alla tendenza di fondo, ma anche di saper attutire l’avvento di eventuali realtà non
previste.