Lettera mensile ottobre 2022

Eventi chiave

In Italia è stato costituito il nuovo governo, mentre a Londra il Primo Ministro L. Truss non è sopravvissuta al primo scandalo ed è stata sostituita, dopo meno di 2 mesi, da R. Sunak (già ministro delle finanze durante il governo Johnson).

Seppur con dei presupposti estremamente diversi, è importante per l’Europa che i due neo-governi riescano a consolidare il loro operato nel corso dei prossimi mesi in modo da garantire una certa stabilità al mondo politico occidentale, sempre confrontato con la crisi (guerra) in Ucraina. La Cina ha visto lo svolgimento del XX° Congresso del Partito Comunista: ci si attendeva qualche apertura in merito alla politica “Covid-O”, ma non è stata fatta alcuna dichiarazione in tal senso.

Di fatto vi è stata l’apoteosi politica di Xi Jinping (al governo dal 2012), al quale è stato rinnovato il mandato quale Presidente della Repubblica Popolare Cinese. La supremazia di Xi Jinping è stata sottolineata dall’allontanamento di Hu Jintao (Presidente prima della nomina di Xi Jinping) dall’aula del congresso.

In response to separatist activities aimed at "Taiwan independence" and gross provocations of external interference in Taiwan affairs, we have resolutely fought against separatism and countered interference, demonstrating our resolve and ability to safeguard China's sovereignty and territorial integrity and to oppose "Taiwan independence

Xi Jinping, Presidente Repubblica Popolare Cinese

In Brasile il ballottaggio si è concluso con la vittoria di Lula sul presidente uscente J. Bolsonaro e lascia un Paese politicamente spaccato in due (visto che I. Lula da Silva ha vinto con meno di 2 punti di vantaggio).

Da non sottovalutare anche il fatto che il Partito Democratico di Bolsonaro si è comunque aggiudicato la guida in alcune delle principali Regioni del Paese, accentuando di fatto una situazione politica di instabile equilibrio. Dal fronte ucraino non giungono novità incoraggianti: gli scontri continuano ed anche l’avvicinarsi dell’inverno non sembra rallentare le ostilità. Vedremo se in occasione dell’incontro tra i leader del G20 (previsto per metà novembre a Bali) ci potranno essere degli sviluppi (anche se le attese in tal senso appaiono molto contenute).

Sul fronte macroeconomico i dati relativi all’inflazione permango per il momento generalmente elevati e non sembrano lasciare molto spazio per un allentamento della politica monetaria adottata delle principali banche centrali: la BCE ha rialzato il proprio tasso di riferimento di 75 pb , portandolo al 2% mentre la FED dovrebbe ritoccare i fed funds dall’attuale 3.25% al 4%.

Prospettive

Ad inizio novembre potremo avere maggiori informazioni sulla futura politica monetaria della FED, che sicuramente risulta essere uno dei fattori significativi per l’evoluzione dei mercati finanziari. Non ci aspettiamo in ogni caso che J. Powell decida di terminare la politica monetaria restrittiva prima del primo trimestre del prossimo anno. Sempre sul fronte statunitense segnaliamo le elezioni di medio termine (8 novembre) che potrebbero definire un nuovo equilibrio politico all’interno di Camera e Senato con evidenti possibili ripercussioni sulla “libertà” politica di J. Biden per i prossimi due anni.

Un secondo fattore sicuramente determinante per i mercati finanziari risulta essere la guerra in Ucraina: come già detto dal fronte della battaglia non ci giungono segnali positivi ed uno spiraglio potrebbe aprirsi a metà novembre in occasione del G20. A tal proposito è stato ventilato anche un possibile incontro Biden-Putin, ma al momento non vi sono conferme in tal senso. Rimane incertezza anche sulle implicazioni della situazione sanitaria: la mancata apertura della Cina ad un approccio meno restrittivo alla politica del “Covid-O” lascia nel dubbio diversi settori di mercato (legati particolarmente, direttamente o indirettamente al comparto tecnologico).

Le immagini della fuga dei dipendenti dalla fabbrica di Zhengzhou (appartenente a Foxconn, strettamente legata all’assemblaggio di componenti per iPhone) sono chiaro indice della situazione e del livello di sopportazione della popolazione cinese alla citata politica restrittiva.

Abbiamo dedicato l’inciso di prima pagina alle dichiarazioni di Xi Jinping in merito alla possibile annessione di Taiwan: non pensiamo che la Cina voglia attaccare militarmente l’isola, ma sicuramente le dichiarazioni rilasciate in occasione del XX° Convegno del Partito Comunista non fanno altro che tenere alta la tensione. In questo contesto è ancora prematuro fare previsioni a medio-lungo temine e si dovrà continuare a procedere a vista.