Lettera mensile novembre 2022

Eventi chiave

Prosegue il difficile gioco di equilibrismo delle banche centrali, orientate al contenimento dell’inflazione, ma al contempo preoccupate di una possibile recessione.

In questo scenario sembra che la FED potrebbe passare, in occasione delle prossime riunioni, a rialzi di 25/50 pb (rispetto ai 75pb degli ultimi quattro meeting). Più complessa la situazione all’interno della BCE, dove i diversi membri hanno visioni divergenti: sebbene nessuno ritenga di dover congelare il processo di rialzo, molto distanti sono le opinioni in merito al numero e all’ampiezza dei futuri rialzi.

Lo storno dei costi energetici, tornati vicino ai livelli dell’ultimo trimestre dello scorso anno, potranno mitigare la spirale inflattiva, ma altri elementi frenano un rientro più marcato dell’indice dei prezzi.

Furthermore, under such uncertainty, following a meeting-by-meeting approach to setting monetary policy will help ensure that our decisions are responsive to the evolving forward-looking assessments of the medium-term inflation.

Philip Lane, membro del comitato direttivo della BCE

Il mondo, e soprattutto l’Europa, è stato per alcune ore con il fiato sospeso: lo “sconfinamento” di un missile su suolo polacco (territorio NATO) ha fatto temere il peggio. Fortunatamente la pronta e razionale reazione politica di tutte le parti in causa ha scongiurato una preoccupante deriva del conflitto.

Le elezioni di medio termine negli USA non hanno portato a particolari stravolgimenti politici: la temuta sconfitta di J. Biden sia alla Camera sia al Senato non si è materializzata e, ad onore del vero, la vittoria del Partito Repubblicano alla Camera, è stata più contenuta rispetto ai timori serpeggianti all’interno del Partito Democratico.

Questo risultato ha permesso al Presidente J. Biden di recarsi al meeting del G20 con maggiore tranquillità e con rinnovato vigore politico. Potremo valutare nei prossimi mesi se gli incontri (soprattutto quello con il suo omologo cinese Xi Jinping) riusciranno ad avere risvolti positivi in ambito internazionale.

Lo scorso mese abbiamo accennato alla fuga dei dipendenti da una fabbrica cinese “colpita” dal Covid. Sono state quelle le prime avvisaglie di un malcontento serpeggiante tra la popolazione, ormai esausta per i continui impedimenti dettati dalla politica “Covid-O”. Se alcune decisioni del governo centrale avevano lasciato presagire una maggiore apertura, questa non si è ancora manifestata.

I movimenti di piazza hanno per il momento portato “solo” ad una riunione d’emergenza del governo centrale, che non ha però emanato alcuna nuova direttiva. Le ultime speculazioni indicano un possibile allentamento a partire dal primo trimestre del prossimo anno; nel frattempo il governo punta ancora sulla campagna di vaccinazione, ma la popolazione potrebbe nel frattempo perdere definitivamente la pazienza.

Prospettive

Gli aspetti sui quali focalizzarsi non sono mutati rispetto ai mesi scorsi. Malgrado un approccio più accomodante della FED, i timori inflattivi non sono svaniti e le incertezze relative ad una possibile recessione globale restano ben presenti.

Le maggior parte delle aziende riesce per il momento a gestire in modo positivo la situazione (lo confermano anche i risultati trimestrali pubblicati nelle ultime settimane), ma le prospettive appaiono in questo momento più cupe.

Possiamo osservare una sensibile differenza tra le tre macro-aree economiche: Stati Uniti, Europa ed Asia. Negli USA, contraddistinti da sempre da un maggiore dinamismo, la situazione attuale appare difficile, ma non critica; in Europa i segnali di difficoltà sono sicuramenti maggiori e la vicinanza con il fronte della guerra (e le relative implicazioni, leggasi sanzioni e ritorsioni) non facilita lo sviluppo di un’inversione di tendenza.

L’Asia è condizionata dalla politica sanitaria cinese, che malgrado alcuni segnali di apertura, non si è ancora svincolata dalla politica “Covid-0” (le rivolte di questi giorni potrebbero fungere da catalizzatore). Questo ha chiare implicazioni non solo sullo sviluppo economico interno, ma anche su tutta la catena industriale della regione (con chiare implicazioni internazionali che toccano più l’Europa che non gli USA).

La guerra in Ucraina sta per affrontare il suo primo inverno; vedremo se questo elemento, accompagnato dai sempre più frequenti interventi internazionali a favore di una tregua/colloquio, potrà portare ad una svolta positiva della drammatica situazione.

Sono quindi molte le incertezze che permeano i mercati finanziari, sia dal profilo economico sia da quello geopolitico. Per questo motivo manteniamo un profilo prudente e valuteremo l’opportunità di implementare nuove posizioni tattiche nel corso dei prossimi mesi.