Eventi chiave
L’inizio del mese di maggio è stato caratterizzato dalla riunione delle 2 principali banche centrali: Fed e BCE. Entrambe hanno (come del resto previsto) proceduto ad un ulteriore rialzo dei tassi d’interesse. Però: gli europei hanno dichiarato di fermamente prevedere passi simili in futuro, mentre gli statunitensi hanno proceduto a stralciare un commento del genere dal proprio comunicato.
Le autorità monetarie USA pensano infatti che i numerosi rialzi già implementati debbano ora lasciare il passo a qualche mese di osservazione sul loro effetto.
Resta comunque ben presente nelle loro preoccupazioni l’elevato livello del costo della vita e quindi non è data la possibilità di passare solamente a preoccuparsi di alleviare al massimo il rischio di recessione. I dati macro economici pubblicati nel corso del mese sono quindi stati analizzati con 2 criteri di lettura: inflazione e crescita economica. Si tratta di una situazione complicata in quanto le banche centrali quando sono chiamate a prevenire questi problemi devono applicare politiche monetarie che al lato pratico risultano diametralmente opposte l’una dall’altra.
Il timore è quindi quello di avere mercati finanziari nervosi ed in un paio di occasioni si sono avute alcune sedute caratterizzate da repentini cambiamenti di tendenza.
“In light of these uncertain headwinds, along with the monetary policy restraint we have put in place, our future policy actions will depend on how events unfold. ”
Jerome H. Powell, Chair Federal Reserve System in occasione della conferenza stampa del 3 di maggio
Negli USA la crisi del settore bancario non si è acuita, anzi l’azione decisa di Fed e Tesoro ha permesso di tornare ad una situazione di maggiore calma. Non si sono infatti più verificati casi di correntisti preoccupati di trasferire i propri averi ad altri istituti. Le autorità sembrano quindi aver ragione nell’esprimere fiducia, esse confermano comunque anche la tendenza ad una concessione di crediti contrassegnata da criteri ben più severi rispetti a quelli applicati solo ad inizio anno.
L’attività politica a stelle e strisce è comunque risultata particolarmente frenetica. Si è infatti dovuto risolvere la problematica data dal raggiungimento del tetto del debito pubblico. Si è dovuto raggiungere un accordo tra democratici e repubblicani e le trattative hanno vissuto momenti difficili. Si è quindi arrivati a trovare una soluzione in “zona Cesarini” e se tale sviluppo era prevedibile, resta il fatto che un eventuale fallimento delle trattative avrebbe comportato enormi rischi.
Il quadro politico globale non è peggiorato, affermazione comunque da non interpretare in maniera positiva. Il mondo resta infatti teatro di guerre e conflitti. La loro soluzione non sembra essere prossima. Russia e Ucraina sembrano più intente ad implementare offensive e contro-offensive che non a trovare la maniera di arrivare ad avere canali in grado di portare a colloqui miranti almeno a parlare della possibilità di armistizio. Le tensioni tra USA e Cina sembrano restare nel campo economico (v. sanzioni), ma anche in questo caso non si sono registrati eventi in grado di far pensare ad un principio di distensione. Negli ultimi giorni qualche scaramuccia tra diplomatici sembra esserne la conferma.
Prospettive
Ci si avvia verso il periodo estivo con una situazione generale che non brilla certo per visibilità. In questa frase sono dati 2 fattori che invitano alla prudenza. Ricordiamo infatti come in tempi di vacanze spesso si registri quella diminuzione dei volumi che favorisce maggior volatilità. In termini di visibilità: è difficile pensare che la Fed sceglierà già a breve termine se occuparsi principalmente dell’elevato costo della vita o se cercare di stimolare al meglio la crescita macro-economica. È quindi probabile che l’altalena dei timori (inflazionistici o macro-economici) resti attiva.
Il fronte geopolitico non dovrebbe presentare cambiamenti di rilievo. Ora come ora le tensioni militari e/o economiche continuano ad essere orientate verso una tendenza non costruttiva.