Eventi chiave
L’attualità di inizio 2025 è stata dominata dal ritorno di D. Trump alla Casa Bianca. Che questa tematica avrebbe attirato l’attenzione di tutti era prevedibile, così come lo era la probabilità che i toni risultassero più accesi del normale.
Tuttavia, i picchi raggiunti dalla dialettica del nuovo/vecchio presidente degli Stati Uniti (e di alcuni membri del suo staff) non erano facilmente immaginabili. In più occasioni, infatti, ha colpito l’opinione pubblica sia per l’enfasi insolita per chi si appresta a ricoprire la carica di persona più potente al mondo, sia per l’annuncio di programmi destinati ad avere un forte impatto sulla scena globale.
Le attuali dinamiche geopolitiche e commerciali potrebbero quindi subire drastici cambiamenti. Tuttavia, risulta ancora difficile comprendere quali decisioni (e quando) potranno contribuire a calmierare le numerose situazioni da tempo segnate da pericolose tensioni e, al contrario, quali rischieranno di avere ripercussioni negative.
Esempi significativi sono il modo in cui vengono ora valutati i conflitti in corso in Medio Oriente e in Europa orientale. Inoltre, è evidente come la situazione politica nel resto del mondo sia passata in secondo piano.
“We will drill, baby drill”
(D. Trump in occasione della sua entrata in carica caratterizza alla sua maniera il programma di politica energetica, Washington D.C. il 20.01.25)
L’avvento di D. Trump ha influenzato anche le realtà macroeconomiche e di politica monetaria, in particolare si è fatto sentire il dibattito sull’imposizione dei dazi doganali. Un flusso di notizie spesso non lineare ha dovuto essere valutato alla luce delle possibili ripercussioni sull’andamento dell’inflazione, che a sua volta incide su previsioni e relative decisioni della Federal Reserve.
Il programma MAGA (Make America Great Again) rischia di avere implicazioni significative sul costo della vita. Alcuni esempi includono l’impatto dell’immigrazione sui costi di produzione e sulla disoccupazione, così come il peso dei dazi doganali sui prezzi dei prodotti importati.
Non sorprende, quindi, che i dirigenti delle grandi società globali siano tornati a sottolineare l’incertezza legata all’impatto del nuovo corso politico negli Stati Uniti. Significativa anche una dichiarazione del presidente della Fed, J. Powell, a seguito della riunione del 30 gennaio: “Il comitato è in attesa di prendere nota di quali decisioni politiche verranno attuate.”
I comitati direttivi delle principali banche centrali mondiali (ad eccezione della BNS, l’unica a riunirsi su base trimestrale) hanno tenuto le loro prime riunioni del 2025 a fine mese. Non sono emerse novità particolari: la Fed ha deciso di mantenere invariati i tassi di interesse guida, mentre la BCE li ha ridotti di 25 bps, come ampiamente previsto dagli economisti. Anche la dialettica tra le due sponde dell’Atlantico Settentrionale non presenta la sintonia che ha caratterizzato la maggior parte dei periodi storici.
In Nord America, da un paio di mesi, la riduzione del costo della vita ha smesso di progredire, interrompendosi prima di avvicinarsi sensibilmente all’obiettivo della banca centrale. Questo avviene proprio mentre il tasso di occupazione si mantiene su livelli elevati. In Europa, invece, l’evoluzione dell’inflazione consente alla BCE di intervenire a sostegno di una crescita economica che necessita di stimoli.
Prospettive
Febbraio si apre con un’escalation nella guerra dei dazi: gli Stati Uniti passano all’azione e i paesi colpiti rispondono.
L’amministrazione Trump un po’ su tutta la linea rompe con le tradizionali prassi diplomatiche ed economiche, adottando strategie senza precedenti.
Ne deriva uno scenario inedito, segnato dall’incertezza e dal crescente rischio di turbolenze. I governi sono chiamati a reagire, mentre il mondo economico, destabilizzato, resta in attesa di maggiore chiarezza prima di tornare a muoversi con decisione.
Il riflesso di tutto questo sui mercati finanziari si riassume in una sola parola: volatilità. Gli investitori cercheranno di interpretare l’evoluzione degli eventi analizzando con attenzione ogni notizia macro e microeconomica. I dati congiunturali, le mosse dei banchieri centrali e i segnali provenienti dai risultati aziendali e dalle prospettive societarie saranno sottoposti a un’analisi approfondita, con il rischio di innescare movimenti bruschi sui mercati finanziari.
L’attenzione principale resterà inevitabilmente rivolta alla politica, in particolare alle iniziative di Washington.
Nel frattempo, in Europa, le elezioni anticipate in Germania, previste per il 23 febbraio, e l’instabilità politica in Francia aggiungono ulteriore incertezza. Infine, la Cina continua a confrontarsi con dati congiunturali che, finora, non evidenziano effetti concreti delle misure di stimolo adottate.