Eventi chiave
Sembra che la notte del 31 dicembre sia cambiata la percezione del mondo: certo la drammatica situazione in Ucraina non ha vissuto risvolti positivi, certo l’inflazione (seppur in leggero calo) si mantiene su livelli elevati, certo i timori di rallentamento/recessione non sono spariti e anche le banche centrali proseguiranno nel loro processo di rialzo dei tassi di riferimento. Tutto questo però dal 1° gennaio 2023 spaventa molto meno i mercati, come se la notte di Capodanno abbia funto da spartiacque rispetto ad un anno particolarmente negativo.
La guerra in Ucraina, seppur rallentata dal clima invernale, prosegue senza interruzioni ed i nuovi aiuti (in termini di armamenti) da parte dei Paesi occidentali non saranno sicuramente un freno agli scontri. Il prosieguo dei combattimenti, come già scritto in passato, non ha un effetto diretto sui mercati, ma ha un impatto sullo sviluppo dell’inflazione.
L’evoluzione dei prezzi è stata, in parallelo con il rischio di recessione, il maggior soggetto di discussione degli ultimi mesi e gennaio non ha fatto eccezione. Le banche centrali sono tuttora intenzionate a rialzare i tassi di interesse al fine di frenare la spirale inflattiva. Se è vero che l’Indice dei Prezzi al Consumo è rientrato dai suoi massimi, è pur vero che questa evoluzione risulta assai contenuta. Il rischio di recessione continua ad essere dietro l’angolo ed è innegabile che la crescita economica risulti asfittica.
La riapertura dell’economia cinese, della quale abbiamo scritto nell’ultima lettera, potrà in parte ovviare a questa situazione, ma ci vorrà parecchio tempo affinché la situazione si riequilibri.
“The fight against inflation is starting to pay off, but central banks must continue their efforts. The global economy is poised to slow this year, before rebounding next year. Growth will remain weak by historical standards, as the fight against inflation and Russia’s war in Ukraine weigh on activity”
P.-O. Gourinchas, Economic Counsellor and Director of Research of the IMF
Permane, in questo contesto, una marcata differenza tra Stati Uniti ed Europa: negli USA il PIL si mantiene comunque su livelli più che discreti ed anche il Fondo Monetario Internazionale si aspetta un rallentamento più contenuto rispetto all’Europa.
Dalla Cina giungono dati economici decisamente peggiori della media storica. Sicuramente la politica “Covid-0” ha inciso pesantemente sulla produttività del paese (con ripercussioni sulle esportazioni) e ha frenato oltre le previsioni anche i consumi interni. L’augurio del governo centrale è che la riapertura possa riportare, in tempi relativamente brevi, la crescita del Paese vicino alla media storica degli ultimi anni.
Prospettive
Con il rischio di risultare ridondanti, ribadiamo che i fattori che potranno determinare l’evoluzione dei mercati nei prossimi mesi rimangono invariati: al primo posto segnaliamo la tematica dell’inflazione, seguita a ruota dai timori di rallentamento economico.
Come più volte ribadito questi due aspetti sono e saranno estremamente legati tra di loro e le Banche Centrali dovranno destreggiarsi nel difficile (se non impossibile) gioco di equilibrismo nel tentare di frenare l’incremento dei prezzi ed al contempo NON frenare la crescita economica.
Le future mosse di FED, BCE e delle altre banche centrali risulteranno quindi determinanti. Il fronte geopolitico (terzo elemento) rimane un’incognita sulla quale non si può basare una strategia di investimento di medio termine, mentre un po’ più di chiarezza l’abbiamo per quanto riguarda la ripresa economica cinese (quarta componente).
L’abbandono della politica sanitaria restrittiva ha già dato i primi segnali in occasione del capodanno cinese: i consumi interni sono ripresi, così come è immediatamente cresciuta la spesa per i viaggi. L’effetto domino di questa apertura sulle altre economie della regione e mondiali si evidenzierà nei prossimi mesi, con un impatto positivo soprattutto su determinati settori (tra i quali troviamo la tecnologia ed il turismo). Nel frattempo l’evoluzione dei mercati non sarà sicuramente lineare; i risultati societari in fase di pubblicazione ci potranno dare una valida indicazione sull’attuale situazione dell’economia internazionale e cosa potremo aspettarci nel corso dei prossimi mesi.
Per il momento manteniamo la nostra posizione prudenziale, con l’obiettivo di intervenire qualora si presentassero delle situazioni di rottura rispetto al trend in atto.