Eventi chiave
La crisi al confine Ucraina-Russia ha sicuramente alzato il livello di tensione sul piano geopolitico con evidenti ripercussioni anche sui mercati finanziari.
Ma sono stati soprattutto i timori legati allo sviluppo dell’inflazione e, di conseguenza, la politica monetaria della FED a creare incertezze in questo primo mese del 2022. Incertezze che non sono mai gradite dai mercati finanziari, soprattutto dopo un periodo contraddistinto da una politica monetaria particolarmente espansiva.
La FED si trova ora confrontata con il dilemma di un nuovo equilibrio dei tassi di interesse, che permetta di frenare l’ascesa inflattiva e, nel contempo, non incida significativamente sulla crescita economica. Sul finire del 2021, anche a seguito dei comunicati di J Powell e di altri membri della Banca Centrale USA, gli analisti avevano stimato una serie di tre rialzi dei tassi direttori (arrivando allo 0.75%). Nel corso di gennaio le diverse revisioni hanno portato le aspettative a 5 rialzi. Vedremo nel corso delle prossime settimane quale linea adotterà la FED, visto che all’interno dell’istituto coesistono diverse linee di pensiero..
“Inflation is too high, and working people around the country are concerned about how far their paychecks will go,… Our monetary policy is focused on getting inflation back down to 2% while sustaining a recovery that includes everyone. This is our most important task.”
L. Brainard, FED vice chair
Abbiamo accennato alle crescenti tensioni ucraine, con gli Stati Uniti che si sono fatti promotori di una nuova serie di sanzioni nei confronti della Russia. I Paesi europei sono di principio favorevoli alle sanzioni, ma nel contempo stanno cercando (a turno) di allentare la tensione. Il recente colloquio tra il Presidente russo ed il suo omologo francese ha evidenziato la volontà di entrambi i fronti di perseguire una politica di de-escalation.
L’evoluzione del prezzo del gas rimane al momento l’elemento economico più sensibile alla situazione ed è anche quello che potrà dare i primi segnali dei possibili scenari futuri. A livello prettamente politico segnaliamo che l’elezione del Presidente in Italia si è conclusa con la conferma per un nuovo mandato di S. Mattarella; è fondamentale che M. Draghi abbia mantenuto il suo ruolo di Primo Ministro, dando così continuità al Governo in un periodo estremamente delicato a livello nazionale ed internazionale.
Nel Regno Unito il Primo Ministro B. Johnson si trova ad affrontare una serie di scandali che potrebbero decretarne la fine della carriera politica, mentre in Francia si apre la campagna elettorale per le elezioni presidenziali di aprile.
Prospettive
Negli ultimi giorni del mese abbiamo assistito ad una ripresa dei mercati finanziari, ma è assai probabile che la fase di incertezza non sia terminata. Nell’arco delle prossime settimane/mesi dovremo quindi osservare da vicino lo sviluppo dei dati sull’inflazione, della crescita economica e dell’occupazione. La politica della Banca Centrale statunitense, sebbene già parzialmente definita, dipenderà in primis dall’evolversi di questi fattori.
A dipendenza del loro svolgimento, la FED potrebbe modificare la velocità di intervento in termini di politica monetaria. I tassi di interesse più a lungo termine potranno riflettere una prospettiva più o meno favorevole, ma rimane fondamentale che la loro crescita (data per scontata dal mercato) non sia troppo repentina ed esagerata. Difficilmente la FED dichiarerà di intervenire controllando la curva dei tassi di interesse, ma non è escluso che velate misure potranno essere intraprese.
Con un occhio all’inflazione dovremo seguire anche lo sviluppo della crisi ucraina. Una crescita delle tensioni si tramuterebbe sicuramente in un incremento del prezzo di gas e petrolio, con un conseguente impatto negativo sulle aspettative inflattive.