Lettera mensile Febbraio 2023

Eventi chiave

La guerra in Ucraina si combatte ormai su più fronti: il drammatico fronte degli scontri, il fronte delle sanzioni e delle ritorsioni ed il fronte degli aiuti militari. Proprio su quest’ultima tematica si sono sviluppate recentemente le maggiori discussioni, con il presidente ucraino V. Zelensky che ha fatto richiesta di nuovi armamenti, soprattutto aerei e missili a lungo raggio. Mosca dal canto suo continua a ricevere aiuti: l’ultimo in questo senso arriva dall’Iran, che ha fornito droni all’esercito russo.

Un’escalation in ambito di armamenti non è sicuramente un buon viatico, aggravato anche dalla decisione del presidente V. Putin di sospendere la partecipazione russa al trattato sugli armamenti nucleari (NEW Start). Nel giorno del primo anniversario dello scoppio del conflitto si fanno strada anche notizie più costruttive, come la proposta di pace cinese (a dire il vero molto flebile, ma pur sempre un inizio) e le visite a Kiev del presidente J. Biden e del Primo Ministro G. Meloni (che ci piace pensare abbiamo portato la discussione non solo sul piano del sostegno, ma anche su quello di una soluzione del conflitto).

Ricordiamo anche la diatriba sui palloni atmosferici/spia, abbattuti dagli USA. Il problema sembra essere rientrato, ma è emblematico di quanto siano difficili i rapporti tra Cina e Stati Uniti. Un’incidenza più diretta sull’evoluzione dei mercati finanziari è stata determinata dalla politica delle banche centrali e dall’evoluzione dei dati sull’inflazione.

Al momento pare che il rischio di una marcata recessione sia estremamente limitato, ma la contrazione dei prezzi al consumo prosegue ad un ritmo più lento di quanto prospettato ancora recentemente.

Di conseguenza la Banca Centrale Europea e la FED si trovano tutt’ora coinvolte in un processo di rialzo dei tassi direttori, che fino ad alcune settimane or sono sembrava in procinto di terminare.

“Dallo scorso luglio abbiamo aumentato i tassi di interesse a un ritmo senza precedenti… e ci sono tutte le ragioni per ritenere che a marzo aumenteremo di altri 50 punti base. Dopo, vedremo. Dipendiamo dai dati.”

C. Lagarde, Presidente BCE

La recente dichiarazione della Presidente della BCE è condivisa anche da J. Powell (Presidente FED), che in una recente intervista ha affermato: “Possiamo dire per la prima volta che il processo di disinflazione è iniziato, … ma la strada da percorrere è ancora lunga”.

A contrastare la stretta monetaria occidentale vi sono Cina e Giappone che, seppur per ragioni differenti, continuano ad attuare una politica monetari espansiva. Come ben sappiamo, nel periodo post Covid, al fine di sostenere l’economia, non solo le banche centrali hanno ridotto drasticamente i tassi di interesse, ma anche i governi centrali sono interventi con misure di sostegno a favore di molti settori industriali.

Ciò ha inevitabilmente portato ad un incremento dell’indebitamento di questi Paesi. Ad immagine di questa situazione segnaliamo che negli Stati Uniti si è discusso, per l’ennesima volta, dell’innalzamento del tetto del debito.

Come sempre, anche questa volta, verrà trovato un accordo tra democratici e repubblicani.

Prospettive

Come accennato in prima pagina, la tematica principale che ha inciso e continuerà ad incidere sui mercati risulta essere l’inflazione e le relative implicazioni sulla politica monetaria delle banche centrali.

Un ulteriore, marcato rialzo dei tassi direttori avrebbe delle ripercussioni negative sul mondo finanziario, ma al contempo frenerebbe la crescita economica. Attualmente i timori di una recessione sono diminuiti rispetto al recente passato, ma la tendenza non è abbastanza forte da scongiurare tutti i pericoli di contrazione e, soprattutto, non tale da sopportare senza danno una frenata dettata da tassi di riferimento molto più elevati.

Il fronte geopolitico rimane un’incognita sul quale non è possibile fare delle valutazioni di investimento, ma risvolti positivi sul fronte Ucraino potranno dare nuovo ottimismo. La riapertura della Cina sembra per il momento favorire maggiormente i Paesi asiatici periferici; al contempo il trend di normalizzazione del commercio internazionale prosegue, seppur non con la dinamica che molti settori industriali gradirebbero.