Eventi chiave
Da “delta” a “omicron”: questo è il percorso compiuto dal CoVid nel 2021. In gennaio erano vive le speranze generate dai vaccini e nel corso dell’estate le prospettive erano proprio incoraggianti. L’autunno ci ha però riconfrontato con la realtà caratterizzata da regolari varianti, sinonimo di pandemia ancora ben lungi dall’essere debellata.
La presidenza Biden non poteva iniziare in modo più tumultuoso: l’assalto a Capitol Hill dello scorso 6 gennaio resterà nella storia (non solo degli Stati Uniti). Lo stesso Commander-In-Chief ha provato a dare una nuova impronta al governo USA, sottolineando la necessità di affrontare seriamente la tematica “clima”, ma al momento poco è ancora stato fatto (anche in termini di sovvenzioni).
Neppure il COP26 svoltosi in Scozia a fine estate è riuscito a smuovere significativamente le acque. La bocciatura di G. Conte e la conseguente entrata sulla scena politica italiana di M. Draghi ha fornito nuovo ottimismo all’economia del Paese, come pure ne ha aumentato il peso specifico all’interno del consesso europeo (anche alla luce della fine del mandato di A. Merkel quale Cancelliere). Nel corso di tutto l’anno il Governo Cinese ha implementato varie misure in diversi ambiti economici, l’obiettivo conclamato è quello di favorire lo sviluppo di una società economicamente più equilibrata. Tale azione ha inciso considerevolmente sull’evoluzione degli asset finanziari del paese.
Da non scordare inoltre la crisi immobiliare che ha visto il suo apice nel fallimento della Evergrande, una delle maggiori società del settore in Cina. Questo evento ha contribuito a destabilizzare i mercati internazionali nel corso del mese di settembre. L’attuale tema dominante per macroeconomia e finanza è indubbiamente quello dell’inflazione. Situazione in essere da parecchi mesi, ma durante i quali le principali banche centrali hanno assunto atteggiamenti diversi. Qualche mese fa si aveva uniformità nel giudicare quale “temporaneo” l’aumento del costo della vita.
La Fed con il passare del tempo ha però assunto un contegno sempre meno espansivo fino ad accelerare la riduzione del Quantitative Easing e quindi a prevedere un sensibile rialzo dei tassi d’interesse nel 2022. Per contro le altre maggiori autorità monetarie globali restano dell’idea che la loro politica espansiva non dovrà venir cambiata, anzi quelle cinesi agiscono in funzione di un aumento della loro politica stimolativa. Un altro aspetto di assoluto rilievo è quello costituito dall’azione dei governi negli USA ed in Europa. Resta infatti alta la determinazione ad implementare politiche miranti ad un ammodernamento delle infrastrutture con il duplice scopo: incidere sull’economia per stimolarla e renderla maggiormente attenta alle necessità ecologiche. Il punto è che a fronte di intenti (più o meno) condivisi da tutto lo spettro politico, restano differenze di vedute e problemi d’applicazione che impediscono il desiderato passaggio dalle parole a fatti in grado di cambiare la realtà.
“Committee decided to reduce the monthly pace of its net asset purchases by $20 billion for Treasury securities and $10 billion for agency mortgage- backed securities. … The Committee judges that similar reductions in the pace of net asset purchases will likely be appropriate each month, but it is prepared to adjust the pace of purchases if warranted by changes in the economic outlook.”
Fed: comunicato a seguito della riunione del direttorio del 15 dic 2021
Prospettive
Viene voglia di dire: anno nuovo, vita vecchia. Le attenzioni degli investitori restano concentrare soprattutto sui risvolti che l’andamento macro- economico avrà sull’inflazione. In quest’ottica anche l’impatto della pandemia potrebbe farsi sentire (v. in caso di interruzioni di catene produttive a seguito di lockdown anche solo parziali). La realtà USA è parecchio diversa da quella del resto del mondo: qui la banca centrale non ha fatto mistero di come l’andamento del costo della vita obblighi ad invertire la rotta della politica monetaria (da espansiva a restrittiva).
Sarà interessante quindi tenere sotto controllo se il rialzo dei tassi d’interesse sarà veramente dalla 2a metà dell’anno in poi, ma non si potrà nemmeno dimenticare che eventi attualmente non prevedibili potrebbero portare alla cancellazione dei piani di aumento del costo del denaro. In Europa ed in Cina per contro al momento le aspettative restano di politiche espansionistiche e quindi i rischi in termini negativi sono maggiori. Vorremmo però anche far notare quanto segue: nel caso negli USA il clima restasse tutto sommato favorevole ai mercati finanziari, le regioni con autorità monetarie più costruttive della Fed potrebbero proprio trarre ottimi vantaggi da tale situazione.
Da ultimo (ma non certo per ultimo): attenzione alle politiche economiche dei governi delle maggiori economie globali.
Con in nostri migliori auguri di buon anno