Eventi chiave
Aprile è stato un mese intenso ben oltre ogni aspettativa, e questo nonostante esse fossero già particolarmente elevate. Le due fotografie riportate in questa lettera si riferiscono a fatti avvenuti all’inizio e alla fine del mese; in realtà sono molte le immagini ricevute con cadenza quasi giornaliera che continueranno ad accompagnarci ancora a lungo. Mercoledì 2 aprile, l’annuncio dell’istituzione di dazi doganali da parte di D. Trump ha segnato l’inizio di un periodo particolarmente turbolento.
Mentre il mondo appariva più sotto shock che pronto a reagire, la Cina, già venerdì 4, ha comunicato contromisure analoghe nei confronti degli Stati Uniti.
La settimana successiva è stata segnata da un’escalation di tensioni, con dichiarazioni sempre più accese, principalmente da Washington, ed una crescente preoccupazione sui mercati globali. Solo dopo la metà del mese la dialettica ha cominciato a perdere intensità, lasciando spazio a toni più cauti e a qualche timido segnale di apertura al dialogo. Difficile comprendere con esattezza quali siano stati (e siano tuttora) i fattori che hanno determinato l’evoluzione appena descritta.
È tuttavia plausibile ritenere che un ulteriore inasprimento delle tensioni commerciali avrebbe potuto condurre a condizioni insostenibili sui mercati finanziari, già messi a dura prova dall’intensa successione degli eventi. Il quadro geopolitico non mostra segnali di miglioramento.
Le iniziative per giungere almeno a una tregua tra Russia e Ucraina non hanno prodotto risultati concreti. In Medio Oriente si è assistito a una recrudescenza della violenza e, nel caso della Striscia di Gaza, i media internazionali riportano una situazione ormai drammatica.
“Ci sono settimane in cui accadono decenni.”
L’attribuzione di questa frase è incerta (si ritiene sia di Lenin), ma il suo significato è indiscutibilmente chiaro.
Gli eventi commerciali sopra descritti non hanno ancora prodotto effetti tangibili in termini numerici sulla macroeconomia, ma hanno generato un marcato senso di incertezza che sta preoccupando un po’ tutti.
Le banche centrali hanno assicurato di aver aumentato il livello di attenzione e di essere pronte ad agire qualora la situazione lo richiedesse. Intenzioni, queste, rese ancor più complesse dalla scarsa visibilità sullo scenario futuro: il rischio maggiore riguarda una frenata della crescita economica o un ritorno delle pressioni inflazionistiche?
La BCE, in occasione della sua riunione ordinaria, ha ridotto il costo del denaro di 25 punti base (come previsto dai mercati).
La Federal Reserve, invece, non aveva in programma incontri durante il mese di aprile (il prossimo è previsto per il 7 maggio), e le consuete dichiarazioni dei singoli membri hanno quindi ricevuto un’attenzione ancora maggiore del solito. A complicare ulteriormente il quadro si sono aggiunti gli attacchi pubblici del Presidente D. Trump al governatore J. Powell.
Le autorità cinesi, almeno per il momento, si sono concentrate sulla diatriba commerciale con gli Stati Uniti, mentre non hanno promosso nessuna misura di rilancio economico avente lo scopo di controbilanciare gli effetti della guerra economica.
La stagione relativa alla pubblicazione degli utili del 1. trimestre 2025 fino ad ora non ha presentato problemi particolari, fermo restando come spesso risultino vaghe le indicazioni dei dirigenti su quale possa essere il quadro futuro.
Prospettive
Quanto accaduto nei primi quindici giorni di aprile ha dimostrato quanto i mercati finanziari siano pronti a scontare il rischio che le tensioni commerciali possano sfociare in conseguenze potenzialmente catastrofiche per l’economia globale.
A partire dalla metà del mese, il peggioramento della dialettica politica si è arrestato e gli investitori hanno subito preso atto del cambiamento, rivedendo al ribasso i propri timori.
Ne è scaturita un’altalena di sentimenti alimentata da spinte contrastanti, una condizione che, al momento, non sembra destinata a mutare nel breve termine.
L’andamento degli asset finanziari continuerà a essere fortemente influenzato da molteplici fattori: in primo luogo dal dibattito politico, ma anche dalle indicazioni delle banche centrali, dalla pubblicazione dei dati macroeconomici e dai risultati societari.
Tutti elementi capaci di mantenere elevati sia il livello di preoccupazione, sia la volatilità.
Sarà nostra premura continuare a gestire i portafogli con prudenza, rimanendo pronti a cogliere le opportunità che inevitabilmente si presenteranno, sia in termini di acquisti, sia di prese di profitto. In altre parole: sarà fondamentale mantenere un asset allocation il più possibile equilibrata.