Eventi chiave
Aprile si è rivelato un mese particolarmente intenso: in termini di geopolitica si sono vissuti momenti ad alta criticità, ma anche per quanto attiene alla macro-economia non sono certo mancati gli spunti d’interesse.
La tensione in Medio Oriente è cresciuta oltre i livelli di guardia a seguito dell’attacco compiuto dall’aviazione israeliana contro immobili diplomatici iraniani in Siria (e la conseguente uccisione di un generale).
Si è di fatto entrati in una spirale di azioni, rappresaglie e contro-rappresaglie che non permette certo di rimanere tranquilli. L’intervento deciso della comunità internazionale sembra aver scongiurato l’apertura di un nuovo fronte di guerra.
La tensione resta però alta al punto che anche solo un’incomprensione potrebbe far precipitare la regione in un conflitto.
È francamente difficile pensare che si possa avere una “de-escalation” per il conflitto in Ucraina.
Al tentativo per una soluzione negoziata con la prossima conferenza internazionale che si terrà proprio in Svizzera, fanno riscontro parecchi segnali di preoccupazione: la Russia continua a fare la voce grossa mentre vi sono politici occidentali convinti della necessità di avere un atteggiamento severo con chi viene considerato un invasore.
Tutto quanto sopra senza dimenticare come gli USA abbiano appena stanziato un piano di aiuti economici e militari di quasi 100 mia di USD per nazioni confrontate con delicate realtà geopolitiche.
È passata piuttosto inosservata la visita compiuta ad inizio mese dal segretario di stato USA J. Yellen a Pechino. Essa sembra testimoniare di come il dialogo tra Stati Uniti e Cina rimanga aperto, sebbene i rapporti restino contrassegnati quasi esclusivamente da visioni discordanti.
“History will remember this moment.” J. Biden signs into law a $95 billion war aid measure including aid for Ukraine, Israel and Taiwan and a provision that would force social media site TikTok to be sold or be banned in the U.S.” (20.04.24)
La macroeconomia ha fornito spunti particolarmente interessanti negli USA.
Il compito della Fed sembra farsi meno agevole di quanto non si sarebbe potuto pensare solo qualche mese fa. I segnali provenienti dai dati indicano una stabilizzazione dell’inflazione e di indebolimento della crescita congiunturale. La contenuta crescita è poco conciliante con riduzioni dei tassi d’interesse e quindi in controtendenza rispetto alla flessione economica in quanto potenzialmente necessitante di misure stimolative.
Interessante far notare come i mercati finanziari, che ad inizio anno pensavano addirittura ad una mezza dozzina di tagli di tassi, stiano valutando la possibilità che nel 2024 non verrà attuata alcuna riduzione.
In Europa, per contro, la situazione sembra essere meno complicata per la banca centrale: le aspettative Si focalizzano su un primo intervento della BCE in occasione del meeting di giugno.
È chiaro che avere sulle due sponde dell’Atlantico banche centrali con atteggiamenti diversi non costituisce certo una situazione abituale.
Prospettive
Geopolitica e macro-economia vengono da un mese particolarmente intenso, è difficile ritenere che questa fase possa venir considerata chiusa.
Le tensioni sui vari scenari di guerra restano a livelli tali da non poter pensare all’esistenza di apprezzabili margini di sicurezza a fronte di sviluppi negativi.
Le operazioni militari israeliane sembrano essere solo contrassegnate da una fase di pausa. È vero che gli sforzi per una tregua hanno ripreso vigore negli ultimi giorni, è però altrettanto vero che l’esercito resta schierato. Tutto questo senza dimenticare le tensioni a cavallo del confine con il Libano.
In Ucraina i governi continuano ad agire in funzione del successo militare e quindi i tentativi per trovare una via negoziale sembrano non costituire la maggior priorità. Infine non si hanno indizi che possano far pensare a relazioni USA-Cina un po’ più distese.
Il mese di maggio si apre con la regolare riunione della Fed, appuntamento di sicuro interesse per poter avere qualche maggiore informazione su una situazione macro-economica potenzialmente delicata vista la divergenza tra inflazione e crescita congiunturale. Per le banche centrali il momento non è certo dei più semplici, anche alla luce di differenti atteggiamenti degli istituti sulle due sponde dell’Atlantico.