Eventi chiave
Sembra che Taiwan sia diventata la meta più popolare tra i politici statunitensi: alla visita di N. Pelosi (speaker del congresso) ad inizio mese, altri due visite diplomatiche hanno avuto luogo nel corso del mese di agosto. Un’evoluzione che sicuramente non fa piacere alla Cina e che di fatto innalza il livello di tensione tra le due superpotenze. Cina che rimane confrontata anche con un’altra importante tematica: la politica del “Covid-0”.
Ancora recentemente più di 40 milioni di persone sono state messe in quarantena a fronte di un numero di casi positivi estremamente contenuto (poche migliaia). Tale politica frena ulteriormente il processo di crescita economica del Paese (già meno vigorosa rispetto al passato) con ripercussioni negative anche a livello internazionale. Sul fronte europeo non si vedono spiragli di soluzioni per quanto riguarda la guerra in Ucraina, che nelle ultime settimane è diventata, ancor più di prima, anche una guerra del gas tra Russia ed Europa. Il prezzo di questa importante risorsa energetica è più che raddoppiato da inizio anno e negli ultimi due mesi ha subito una nuova accelerazione. Ciò sta portando tutti i Paesi europei a studiare dei piani di risparmio energetico in previsione dell’inverno ed a cercare fonti energetiche alternative (sia dal punto di vista geografico sia per quanto attiene alla sorgente energetica) con una prospettiva più a lungo termine.
La parola d’ordine di tutti i governi è “riduzione della dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento energetico”. Negli Stati Uniti la campagna elettorale per le elezioni di medio termine è stata “ufficialmente” inaugurata con la perquisizione della villa dell’ex presidente D. Trump. I documenti “scottanti” scoperti dall’FBI nella residenza di Mar-a-Lago hanno contribuito a far scendere l’apprezzamento nei confronti di D. Trump, mentre contemporaneamente sono leggermente risaliti i favori nei confronti di J. Biden.
A livello prettamente economico segnaliamo la volontà delle banche centrali nel continuare la lotta all’inflazione. J. Powell, durante il discorso di apertura dell’annuale convegno di Jackson Hole (dove si riuniscono i rappresentanti delle principali banche centrali del pianeta) ha fermamente ribadito questa linea di pensiero.
“Restoring price stability will take some time and requires using our tools forcefully to bring demand and supply into better balance. … While higher interest rates, slower growth, and softer labor market conditions will bring down inflation, they will also bring some pain to households and businesses. These are the unfortunate costs of reducing inflation. But a failure to restore price stability would mean far greater pain.
J. Powell, Presidente Federal Reseve – Jackson Hole Symposium
I mercati finanziari, che tra metà luglio e metà agosto avevano ripreso un po’ di coraggio (o forse è meglio dire che si erano troppo velocemente illusi che le banche centrali sarebbero state più accomodanti), hanno subito una brusca frenata.
Ricordiamo inoltre che con settembre la FED provvederà ad accelerare il suo programma di drenaggio della liquidità immessa negli ultimi anni sul mercato; un aspetto da non sottovalutare nell’ottica della futura politica monetaria.
Prospettive
Ancora una volta sarà la politica monetaria delle banche centrali a determinare l’evoluzione dei mercati finanziari. Per settembre possiamo attenderci una stretta di 50/75 pb sia da parte della BCE sia sul fronte della FED (al quale si aggiunge il già citato raddoppio del Quantitative Tightening).
Questi movimenti sono già scontati dal mercato. I dati macroeconomici attesi per il mese entrante non dovrebbero modificare questo scenario, ma condizioneranno i passi futuri (soprattutto nella loro ampiezza). Da tenere d’occhio anche lo sviluppo della situazione in Asia (tensioni Cina-Taiwan e “covid-0” in Cina) e l’evoluzione del conflitto ucraino e le sue implicazioni energetiche.
Il governo statunitense, in previsione delle “mid-term election” ed al fine di mantenere almeno lo status quo sia alla Camera sia al Senato, sta promuovendo iniziative di sostegno finanziario e nuovi programmi di investimento che potrebbero, almeno parzialmente, limitare lo sviluppo negativo dei mercati dettato dalla politica monetaria della FED. Non dimentichiamo inoltre la nomina del primo ministro britannico (prevista per il 6 settembre) e le elezioni di fine mese in Italia.
Il cambio alla conduzione del governo di Londra non dovrebbe avere particolari ripercussioni sui mercati, non possiamo però escludere che con l’avvicinarsi della scadenza del voto in Italia, a dipendenza delle proiezioni, si possano avere anche marcate oscillazioni dello spread. Questa situazione dovrà quindi essere monitorata costantemente.